“Non serviam” disse Satana quando – come è detto nel Paradiso Perduto di Milton – rifiutò di assoggettarsi a Dio; e lo ripeterà Stephen Dedalus allorché – nel libro di Joyce – egli racconta come decise di dedicarsi all’arte piuttosto che a quanto gli prescriveva la chiesa cattolica…. Dunque è questo davvero il primo peccato, l’origine di tutti i peccati – o non piuttosto ciò che dovrebbe far felice un padre, se quelle parole di ribellione potrebbero dimostrargli che il figlio sarebbe stato degno di lui, deciso a camminare per la sua strada anche a costo di qualche intemperanza?…Ma poteva il Dio biblico essere dolce come Ettore che, nell’ultimo incontro con la moglie Andromaca che gli viene incontro tenendo in braccio il figlio, vede in lui con gioia il futuro eroe e pensa a quando di lui si dirà “non fu sì forte il padre – e il cor materno nell’udirlo esulti”? Certo il Dio biblico non è un personaggio di Omero, e neppure un padre in crisi come quelli dei nostri giorni, era un Dio duro e geloso come dice la Bibbia, e se l’Iliade, poema della forza, si apre a una temporanea dolcezza d’amore, bisognerà aspettare il Nuovo Testamento, cioè il momento in cui il Dio della Bibbia avrà veramente un figlio, per poter giudicare e sapere se le famose parole di Gesù sulla croce (Dio, Dio, perché m’hai abbandonato?) erano giuste o sbagliate.
Fato Avverso, credo che questo sia un argomento degno di te.