Si lo definirei un conservatore per disillusione, ovvero non afferma tanto che č giusto che le cose non cambino, ma osserva che i cambiamenti in realtā portano solo nuove disgrazie, quindi in fondo č meglio "conservare"...
Questo atteggiamento va contestualizzato nell'Italia meridionale dell'epoca con tutti i suoi problemi, con la disillusione per i cambiamenti promessi dall'unificazione nazionale....
Non c'č confronto ad esempio con Zola, Verga non vive l'industrializzazione, nč l'urbanizzazione, nč l'ascesa della borghesia....
Il verismo rispetto al naturalismo č solo formale, non segue i convincimenti del positivismo nel progresso.
E' un ragionamento simile a quello che Tomasi di Lampedusa fa uscire dal Conte di Salina nel "Gattopardo", le cose in sostanza non cambiano, non si sfugge al dolore...(anche se poi il romanzo va in un'altra direzione)