Salve mi chiamo Alessio e sono un appassionato di filosofia, in particolare dei contemporanei.
Il titolo della discussione parte da una mia riflessione sul significato autentico dei nostri fondamentali atti di pensiero (giudizio, immaginazione).
A me sembra che qualsiasi giudizio sulla realtà sia di fatto un "annientamento" della realtà giudicata. Mi spiego: se io dico che una cosa è bella, automaticamente ciò implica che NON SIA brutta, ma in questo modo ecco che l'essere della cosa giudicata diventa NON ESSERE! Quindi attraverso il giudizio io faccio sì che le cose non siano, le anniento in pratica.
Allo stesso moto l'atto dell'immaginazione non fa altro che sostituire un essere fisico con un CONCETTO, ad esempio se immagino una casa di fatto nella mia mente "anniento" la casa reale e la sostituisco con qualcos'altro di puramente mentale.
Quindi l'attività di pensiero è riconducibile in pratica alla negazione dell'essere, quindi al Nulla?